domenica 28 febbraio 2010

1° marzo 2010 Sciopero degli immigrati !



Cosa accadrebbe se domani 1°marzo tutti gli immigrati incrociassero le braccia? Il nostro paese si renderebbe conto che davvero gli stranieri sono una grande risorsa alla quale non possiamo rinunciare.
Immagino uno scenario alquanto destabilizzante per quanti guardano allo straniero come all'intruso che vuole "scippare" il lavoro ai nostri connazionali.
Occorre però riflettere su una realtà scomoda per i tanti, troppi, che degli immigrati si servono per i propri interessi, senza porsi il problema del diritto al lavoro che accomuna gli esseri umani, a prescindere dal colore della pelle e dal paese di provenienza.
Riporto uno stralcio di un articolo che rende molto bene lo scenario di cui sopra ad opera di Pietro Soldini, responsabile dell'immigrazione per la cgl
sito:www.primomarzo2010.it

"E' indubbio - prosegue Soldini - che senza immigrati ci sarebbe un black out. Il primo settore ad arrestarsi sarebbe quello delle costruzioni. Soprattutto nelle grandi città, dove la manodopera straniera raggiunge punte del 50%. I cantieri si fermerebbero di colpo. Poi toccherebbe all'industria manifatturiera: tessile, metalmeccanica, alimentare. Nelle fabbriche, infatti, i migranti svolgono ruoli chiave e sono difficilmente sostituibili. Un esempio? Gli addetti ai forni a ciclo continuo delle aziende di ceramica. Dopo l'industria entrerebbe in crisi l'agricoltura: la raccolta è in mano a immigrati stagionali e irregolari. Resterebbero vuoti i mercati ortofrutticoli. Poi sarebbe la volta delle aziende zootecniche: nella macellazione degli animali gli stranieri superano il 50% della forza lavoro. E ancora: nelle grandi città dovrebbero chiudere molti ristoranti, alberghi e pizzerie. Tra le famiglie si scatenerebbe il panico e un crollo della qualità della vita, per la scomparsa di badanti, colf e babysitter. Infine, ne risentirebbe la sanità: quella privata, dove lavorano quasi centomila infermieri stranieri e quella pubblica, che si avvale del loro lavoro tramite cooperative e piccole società di servizi".

Quanto delineato da Soldini non avverrà perchè i lavoratori stranieri sono "soggetti deboli" del nostro sistema, sono precari anche quando hanno le carte in regola,i primi ad essere eliminati quando l'economia "scicchiola", a differenza dei lavoratori italiani che possono far valere i propri diritti!

La giornata del 1° marzo può essere l'occasione- per quanti credono nell'uguaglianza dei diritti per tutti gli esseri umani- di mostrare in modo tangibile la forza delle idee, e la solidarietà spesso predicata solo a parole!
Partecipiamo numerosi alle iniziative promosse nelle varie città italiane,poniamoci il problema di una reale, indispensabile integrazione che deve contemplare anche il "sostegno" a chi rischia di essere visibile solo quando ne viene evidenziata la "diversità"come elemento di disturbo.
Non dimentichiamo, infine, che ci corre l'obbligo di conoscere l'altro, per "riconoscere" noi stessi.

Qualche suggerimento per approfondire l'argomento:

In queste ore è stato pubblicato il Manifesto contro il razzismo in Italia ("Non toccare il mio amico!") dell'associazione Sos Razzismo, per denunciare le leggi italiane sull'immigrazione e chiedere un risveglio della società civile contro la "deriva xenofoba" del Paese. Per sottoscrivere l'appello, simboleggiato dalla Gioconda in black di Oliviero e Lola Toscani, basta andare sul sito: http://www.nontoccareilmioamico.net. Tra i primi firmatari Roberto Saviano, Dario Fo, Beppe Grillo.

Sul web circola anche un prontuario curato, tra gli altri, da Andrea Civati e Ernesto Ruffini, che smonta punto per punto tutti i luoghi comuni più negativi sugli immigrati. Rubano il lavoro? Commettono più crimini degli italiani? Si prendono tutte le case popolari? Voterebbero a sinistra? Tutto falso, come dimostrano i numeri citati su http://www.civati.it/mandiamoliacasa.pdf.Domani il giallo sarà il colore dominante dei drappi che le colf appenderanno ai balconi e alle finestre, dei palloncini, dei braccialetti e dei foulard che in tutta Italia saranno indossati dai sostenitori dell'iniziativa. Il calendario con tutti gli appuntamenti città per città è sul sito del movimento (www.primomarzo2010.it).

Buon 1° marzo ai nostri immigrati!

domenica 14 febbraio 2010

I fidanzatini di Peynet


Un uomo, un poeta. Raymond Peynet nasce il 16 novembre del 1908 a Parigi. È l'ultimo giovane ammesso al Germain Pilon, il futuro Istituto di arte applicata all'industria. Ne esce con il massimo dei voti ed è uno dei fratelli Lumière a consegnargli il diploma. Ma come si sa dietro ogni grande uomo c'è una grande donna e così anche Peynet aveva la sua "Valentina". Si chiamava Denise Damour, "un cognome che era tutto un programma" come lui stesso amava dire per schernirsi. Si sposano nel 1930 e dal loro matrimonio nasce una figlia, Annie. Raymond Peynet era soave e candido come il suo Valentino, e Denise la sua musa ispiratrice. Vivevano in una divertente casa di Antibes, immersa nel verde e nel silenzio, dove lui poteva lavorare tranquillamente anche molte ore al giorno, con la moglie sempre accanto. "Les amoureux" in fondo erano proprio loro.
Peynet è il primo vincitore del Premio internazionale dell'umorismo di Bordighera, nel lontano 1952. A lui la cittadina ligure ha intitolato il Chiosco sul Lungomare Argentina, così simile alle romantiche ambientazioni delle sue dolcissime vignette.
Muore il 14 gennaio 1999, a un mese esatto da quella che è un po' la "sua" festa. Aveva 90 anni ma il suo messaggio d'amore trasportato sulle ali dell'ingenuità dei suoi "amorini" vivrà certamente per sempre.

”Io so che la vita reale è triste, ma di sognare abbiamo sempre bisogno. La poesia non è guerra, morte, malattia, essa vive tra i fiori, gli uccelli, la natura. Altri hanno scelto di darsi alla politica, io ho scelto di disegnare l'amore, la gentilezza, la tenerezza." (Raymond Peynet)

I celeberrimi "les amoreux" sono nati roprio durante la guerra, a Valence, e sono diventati subito il simbolo della festa di San Valentino.

"Sono nati nel 1942 ma in realtà hanno sempre vent'anni. È stato un caso. Durante la guerra mi trovavo alla stazione di Valence e là, in attesa della coincidenza, andai a fare due passi finché arrivai in un giardino, al cui centro vidi un "kiosque à musique". Fu qui che mi venne l'ispirazione per un disegno. Rappresentai un gruppo di suonatori che al termine d'una esecuzione andavano via con gli strumenti nelle custodie, e uno solo continuava imperterrito a suonare il violino, dicendo al penultimo, già dietro agli altri:- potete andare tranquilli, finisco da solo. Titolo del mio disegno: Sinfonia incompiuta. Spedii il disegno a Ric e Rac, un giornale per gli inglesi che si stampava a Parigi, ma l'impaginatore traendo lo spunto da una sola ragazza che ascoltava la musica, mise un altro titolo, Les amoureux de Peynet, e mi dissero che bisognava continuare: ecco come nacquero il poeta e la fidanzata. Giunti in Italia Cesare Perfetto li chiamò Valentino e Valentina".
(Raymond Peynet)

Nacquero quindi in anni duri nei quali la guerra pareva non finire mai,la gente non sorrideva perché non sapeva più farlo. Soltanto i fidanzatini erano pieni di candore e di speranza: un soffio di poesia in una cupa realtà.
Finita la guerra, continuarono a portare il loro messaggio per le strade del mondo, sempre tenendosi per mano. Eterni sognatori con i piedi che sfioravano appena la terra e la testa tra le nuvole. Ma anche eterni fidanzati.

venerdì 5 febbraio 2010

La Memoria nei versi di Paolina Messina



I ricordi

Io coltivo i ricordi
nel giardino della memoria
come le piante rare
degli orti botanici
Li concimo li innaffio
li riparo dal sole e dalla brina
e se nonostante gli sforzi
qualcuno si assottiglia e muore
i più forti resistono
e i fiori maturati
ad ogni stagione
mi danno profumi
di soave fragranza


Museo domestico

Ho rovistato tra le vecchie carte
e tutto il mio passato
mi è franato addosso
Come in un film in bianco e nero
ho rivisto la mia troppo severa giovinezza
Stento a riconoscermi
nell’esile fanciulla
che sorride smarrita
dalla panchina di ferro
della villa comunale
Altri tempi altri dolori
composti nella quieta speranza
di un domani migliore
Chi fummo
chi siamo
La risposta è nel vento
come dice la vecchia canzone di Dylan


Ho perso il conto

Ho perso il conto
delle stagioni e gli anni
si sono mescolati
come le foglie secche
sul marciapiede di novembre
Di tutto il mio passato
è rimasto
un calendario scombinato
di pagine sparse
ingiallite dal tempo

Dalla silloge “ Finchè Avrò Memoria”


http://www.youtube.com/watch?v=o9pHR7-_sRI di Bob Dylan