martedì 26 gennaio 2010

Stolpersteine - pietre d'inciampo


'Stolpersteine, pietre della memoria' piccoli ostacoli per non dimenticare

Le stolpersteine- tradotto letteralmente- sono “pietre d’inciampo”.
Si tratta di normali sampietrini ricoperti da una lamina d’ottone con il nome, l’età , il giorno, la destinazione finale e, se nota, anche la data di morte di un deportato dai nazisti.
Dopo la giornata della Memoria, dal 28 gennaio prossimo ,in sette municipi di Roma saranno poste trenta pietre d’inciampo davanti agli edifici da cui nel ’43 e nel ’44 i deportati, per motivi razziali, politici e militari uscirono per non fare più ritorno.

Il progetto rilancia l’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demning che, a partire dalla città di Colonia nel 1993, ha finora installato 11.000 stolpersteine in Europa
.
“L’inciampo, più visivo e mentale che fisico, è forse più perturbante” dice Adachiara Zevi, figlia di Tullia la prima donna ad aver presieduto l’Unione delle comunità ebraiche italiane.
( tratto dall’articolo di Paola Zanuttini- Venerdì di Repubblica del 4 dicembre 2009)


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Il senso del Giorno della Memoria

“ Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli di Auschwitz. Le immagini che apparvero agli occhi dei soldati sovietici che liberarono il campo, sono impresse nella nostra memoria collettiva. Ad Auschwitz, come negli innumerevoli altri campi di concentramento e di sterminio creati dalla Germania nazista, erano stati commessi crimini di incredibile efferatezza. Tali crimini non furono commessi solo contro il popolo ebraico e gli altri popoli e categorie oppressi, ma contro tutta l’umanità, segnando una sorta di punto di non ritorno nella Storia.

Da quel trauma l’Europa e il mondo intero si risvegliarono estremamente scossi. Si domandarono come era stato possibile che la Shoah fosse avvenuta. E, soprattutto, quali comportamenti e azioni mettere in atto per scongiurare che accadesse di nuovo.

Dalla consapevolezza dei crimini di cui il nazismo si era macchiato nacque nel 1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata dalle Nazioni Unite allo scopo di riconoscere a livello internazionale i diritti inalienabili di tutti gli uomini in
ogni nazione.

Scriveva il filosofo Theodor Adorno che dopo Auschwitz sarebbe stato “impossibile scrivere poesie”, intendendo rendere l’idea di quali implicazioni radicali comportava assumersene la responsabilità, negli anni della ricostruzione e della nascita dell’Europa unita.

Era indispensabile stabilire con esattezza ciò che l’Europa non sarebbe stata. Alle radici dell’impostazione ideale dell’attuale Unione Europea c’è il rispetto per la dignità umana e il rigetto per ciò che era accaduto, sia prima che durante la guerra, a causa di idee razziste e liberticide. Auschwitz è la negazione dei principi ispiratori dell’Europa coesa, economicamente, socialmente e culturalmente avanzata che conosciamo oggi.

Il 27 gennaio 2010 il Giorno della Memoria si celebra in Italia per la decima volta. Dieci anni sono passati da quando fu chiesto all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di partecipare all’attuazione delle iniziative, promosse dalle istituzioni dello Stato italiano e in particolare dal Ministero dell’Istruzione, che avrebbero caratterizzato lo svolgimento di questa giornata. Oggi il Giorno della Memoria è diventato un’occasione fondamentale, per le scuole, di formare tanti giovani tramite una importante attività didattica e di ricerca.

Da allora l’ebraismo italiano si è a più riprese interrogato sul modo di proporre una riflessione che non fosse svuotata dei suoi significati più profondi, riducendosi a semplice celebrazione. Al di là delle giuste, necessarie parole su Shoah e Memoria, crediamo infatti che occorra cercare di perpetuare il senso vero di questo giorno.

Esiste infatti una problematica della relazione tra Storia e Memoria. La Shoah è ormai consegnata ai libri di Storia, al pari di altri avvenimenti del passato. Pochi testimoni sono rimasti a raccontarci la loro esperienza. Si potrebbe ipotizzare una Memoria cristallizzata nei libri, come un evento importante ma lontano nel tempo, da studiare al pari di qualsiasi altro capitolo di un libro scolastico, con il rischio di rendere distante il significato e la ragione vera per cui il Giorno della Memoria è stato istituito per legge.

L’umanità esige che ciò che è avvenuto non accada più, in nessun luogo e in nessun tempo. E’ di enorme importanza che le nuove e future generazioni facciano proprio questo insegnamento nel modo più vivo e partecipato possibile, stimolando il dibattito, le domande, i “perché” indispensabili per la comprensione di quei tragici eventi.

Favorendo noi una riflessione vivace nei ragazzi, renderemo forse il servizio migliore a questo Giorno che, per essere vissuto nel modo più autentico, necessita di un pensiero non statico, non nozionistico.
Questo, forse, è il senso più vero del Giorno della Memoria, ed è un bene prezioso per tutti.

Renzo Gattegna- Presidente Unione Comunità Ebraiche Italiane:http://www.ucei.it/

martedì 19 gennaio 2010

Tahiti e Paul Gauguin




Uno dei miei pittori preferiti è Paul Gauguin, la sua pittura è espressione di una visione della Polinesia e della sua gente semplice, di un Paradiso lontano che a lungo abbiamo conservato nell’immaginario e nell’illusione che il tempo possa fermarsi, come un’immagine sulla tela.
Oggi scopriamo, con dolore, che Tahiti è il luogo del disastro e dell’orrore insieme allo sgomento che ci prende, sempre, quando ci sentiamo deboli e impotenti.

*****
Paul Gauguin inizia a dipingere per hobby, spinto dall'interessa per gli impressionisti e dalla frequentazione di Camille Pissarro.
La prima parte della vicenda artistica di Gauguin risente di questi influssi. L'artista raffigura paesaggi, nature morte e ritratti, adottando una tecnica a trattini colorati e dalla testura raffinata, assimilabile a quella degli impressionisti. Non a caso, espone con Pissarro e compagni a tutte le mostre del gruppo a partire dalla quarta mostra impressionista (1879).
Ma l'adesione di Gauguin all'Impressionismo rientra più nell'ambito delle esperienze formative di un artista alle prime armi, che in quello di una presa di posizione autentica e matura. Di fatto Gauguin, con Cézanne e van Gogh, rappresenta il superamento dell'Impressionismo. Con loro getta le basi, teoriche e formali, da cui prenderanno le mosse i grandi protagonisti dell'arte moderna.
La svolta è più netta durante il periodo dal 1888 al 1890, quando Gauguin trascorre lunghi periodi a Pont-Aven e a Le Pouldu, con Émile Bernard. I due artisti elaborano una tecnica, definita "cloisonnisme". La composizione si semplifica ulteriormente, assumendo un'aspetto decisamente stilizzato. L'impianto prospettico viene a perdersi. Le forme e i piani si riducono a vaste zone di colore puro, delimitate da contorni netti, sull'esempio delle stampe giapponesi. Il colore, steso in larghe pennellate piatte, comprende tonalità che non hanno alcun aggancio col soggetto (rossi, azzurri, gialli vivaci).
L'artista non riproduce più la natura, con i suoi effetti visivi. La ricrea.
L'idea di una pittura che non sia riproduzione della realtà visiva, bensì astrazione, creazione, è il principio su cui si basa il "Sintetismo": sintesi tra essere, sapere e sentire. La tensione di giungere a questa sintesi spinge Gauguin a cercare spazi che soddisfacessero maggiormente la sua ricerca insaziabile di selvaggia purezza, di autenticità primitiva.
Nel corso dei lunghi soggiorni a Tahiti e alle Isole Marchesi, Gauguin si nutre dei riti e delle usanze locali. Si appropria dei misteri e dei simboli di questo mondo, fondendoli con l'incanto della sua natura lussureggiante, con l'impressione di serenità e libertà della sua gente.
Le tele sono raffigurazioni di donne, di gruppi di persone, animali, immersi in una natura rigogliosa.

La stilizzazione è esasperata e il disegno della composizione assume carattere decisamente ornamentale. Libero da ogni riferimento realistico, il colore si esalta fino all'assurdo, per ricreare quel senso di "splendore barbaro", tanto cercato dall'artista.
Gauguin è una delle figure fondamentali nell'evoluzione del simbolismo.
Ma il suo lavoro rappresenta un punto di riferimento importante per vari momenti dell'arte a cavallo tra '800 e '900: i Nabis, l'Art Nouveau, i fauve, l'espressionismo tedesco.

venerdì 15 gennaio 2010

Terremoto ad Haiti



Terremoto Haiti: subito il tuo aiuto
Posted by lapoesiaelospirito on January 14, 2010




Onlus Mediafriends – Con un sms da qualsiasi operatore al numero 48541 è possibile donare 2 euro per la popolazione in difficoltà.

Cri – Inviando un sms da numero ‘Wind’ e ‘3’ al 48540, con causale “Pro emergenza Haiti”, si doneranno due euro alla Croce rossa italiana impegnata da subito sul territorio. Il numero sarà attivo fino al 27 gennaio.

Msf – Medici Senza Frontiere lancia una raccolta fondi straordinaria per potere continuare a soccorrere le vittime. Per contribuire all’azione di soccorso si può donare attraverso la carta di credito, telefonando al numero verde 800.99.66.55 oppure allo 06.44.86.92.25. Bonifico bancario IBAN IT58D0501803200000000115000, conto corrente postale 87486007 intestato a Medici Senza Frontiere onlus causale Terremoto Haiti, sul sito www.medicisenzafrontiere.it.
Misericordie d’Italia – La Confederazione nazionale ha aperto una sottoscrizione in favore delle popolazioni colpite sul c/c 000005000036, Monte dei Paschi di Siena Spa, Firenze Agenzia 6, IBAN: IT 03 Y 01030 02806 000005000036. Oppure sul conto corrente postale 000021468509, Firenze Agenzia 29, IBAN: IT 67 Q 07601 02800 000021468509, entrambi intestati a “Confederazione Nazionale” con causale “Pro Haiti”.

Agire – Le organizzazioni non governative italiane, riunite sotto la sigla Agire, hanno deciso di lanciare una raccolta fondi per finanziare i soccorsi alle popolazioni di Haiti. Le ong di Agire sono già al lavoro, si può donare con un sms da cellulari Tim, Vodafone o da rete fissa Telecom Italia al 48541 o con carta di credito al numero verde 800.132870. Versamento sul conto corrente postale n. 85593614, intestato ad Agire onlus, via Nizza 154, 00198 Roma, causale “Emergenza Haiti”. Bonifico bancario sul conto BPM – IBAN IT47 U 05584 03208 000000005856. Possibile contribuire anche collegandosi al sito www.agire.it, causale: “Emergenza Haiti”.

Caritas Ambrosiana – Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, e il sindaco di Milano Letizia Moratti, hanno rivolto un appello comune agli italiani per portare un aiuto a una delle popolazioni più povere del Pianeta, ora colpite dal cataclisma. Sia il Comune sia la Curia hanno già versato 100mila euro, ciascuno: la diocesi nel conto corrente della Caritas Ambrosiana (IT16P0351201602000000000578), Palazzo Marino nel conto speciale ‘Milano per Haiti’, acceso presso Banca Intesa (IT94L0306901783100000000069). Medici Senza Frontiere (MSF)

Caritas – La Caritas italiana, in collegamento costante con l’intera rete, contribuisce alla raccolta fondi tramite conto corrente postale n. 347013, specificando nella causale: “Emergenza terremoto Haiti”. Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui: UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma – Iban: IT50 H030 0205 2060 0001 1063 119, Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma – Iban: IT19 W030 6905 0921 0000 0000 012, Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT29 U050 1803 2000 0000 0011 113 ò CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001.

Sermig – Il Sermig di Torino raccoglie generi di prima necessità per portare un primo aiuto alla popolazione di Haiti. Per aiuti in denaro è stato predisposto un conto corrente postale (numero 29509106) intestato a Sermig, piazza Borgo Dora 61, 10152 Torino. La causale è “Terremoto Haiti”.

Unicef – Anche l’Unicef lancia una raccolta fondi. Si possono effettuare donazioni tramite: c/c postale 745.000, causale: ‘Emergenza Haiti’; carta di credito online su www.unicef.it, oppure chiamando il numero verde Unicef 800745000; cc bancario Banca Popolare Etica IBAN IT51 R050 1803 2000 0000 0510 051”.

WFP – Per aiutare il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) a fornire assistenza alimentare alle vittime del terremoto si possono inviare offerte tramite internet, connettendosi al sito www.wfp.org/it, bonifico bancario, c/c 6250156783/83 Banca Intesa ag. 4848 ABI 03069 CAB 05196 IBAN IT39 S030 6905 1966 2501 5678 383, con causale “Emergenza Haiti”, o versamento su conto corrente postale c/c 61559688 intestato a Comitato Italiano per il PAM IBAN IT45 TO76 0103 200 0000 6155 9688.

Fondazione Rava – La Fondazione, presente in Haiti da 22 anni con numerosi progetti in aiuto all’infanzia. gestisce l’ospedale pediatrico Saint Damien, gravemente danneggiato dal sisma. Servono urgentemente fondi per sostenere i soccorsi medici d’emergenza, organizzare gli scavi delle macerie per salvare i dispersi, ricostruzione dell’ospedale. Si può sostenere la fondazione attraverso bollettino postale su C/C postale 17775230; bonifico su c/c bancario BANCA MEDIOLANUM SpA, Ag. 1 di Basiglio (MI) IT 39 G 03062 34210 000000760000 causale: terremoto Haiti, carta di credito online su www.nphitalia.org o chiamando lo 02 5412 2917.

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giovedì 14 gennaio 2010

Il pozzo di E. Bernardi



Il pozzo

Si approssimava il fatidico fine settimana, quello nel quale era quasi un obbligo organizzare qualcosa.
In ufficio ci si saluta:- Che fai di bello sabato e domenica?
In quel momento sentì tutto il fastidio di dover rispondere a domande di routine, fatte perché si usa farle, visto che in fondo a nessuno interessa sapere quello che farai, allora o t'inventi qualcosa (ed è meglio) o rispondi che non lo sai, ancora non hai deciso, rischiando uno sguardo di malcelata commiserazione.
A casa per lo più c’è sempre qualcuno che ha già in mente qualcosa... e ti aspetta per coinvolgerti, per godere della tua preziosa compagnia, per stabilire quella complicità che dovrebbe annullare la solitudine, la sua.
Quel fine settimana sarebbe stato diverso.
La giovane-bella-fidata-collaboratrice, la fidanzata-innamorata-desiderata, la figlia-affidabile-giudiziosa...avrebbe fatto perdere per un po’ le sue tracce!
Sola! Finalmente sola e libera! Aveva predisposto ogni cosa: un bagaglio leggero per un sopralluogo sulle colline toscane, non per conto dello studio, no, per un progetto che aveva in mente...una specie di sorpresa che avrebbe, forse, fatto al capo, o piuttosto a se stessa.
- Ma vai sola? E Luca, non viene con te?
- No, vado con un'amica dell'università... te la ricordi, no? E la madre si era messa tranquilla.
A Luca aveva detto la stessa cosa. Aveva tenuto duro, di fronte al suo sguardo deluso, prima, e al sorriso che mascherava la stizza, poi.
Ad entrambi aveva mentito, per rimediare aveva promesso di non dimenticare il cellulare.
Una cosa era vera però, la meta rivelata: le colline senesi, era lì che sarebbe andata... con se stessa e il tempo di pensare o non pensare...
Si perse nell'inevitabile traffico, del quale si liberò in fretta per attraversare paesi e paesini che le sembravano avessero l'unico scopo di ricevere chi là era diretto e basta, una strada per chi aveva tempo da perdere, come lei.
Quando arrivò nel verde si sentì rinascere, con gli occhi divenuti più grandi cominciò a godere: gli odori, i colori, i rumori si erano fusi in una splendida sinfonia...interrotta da un cartello, "Monastero delle Ancelle", e svoltò.
Era un vecchio monastero, in buona parte coperto dall'edera, con un portone severo, chiuso, e le inferriate alle finestre.
Davanti, però, s’imponeva una profusione di fiori, cespugli curati di tante specie diverse, nella cornice di giovani alberi carichi di ciliege dai tenui colori.
- Sarà un monastero di clausura?
Bussò disperando di avere una risposta, nel silenzio assoluto sembrava di essere sospesi nel tempo.
Dopo una breve attesa la porta pesante venne aperta e fece capolino una monaca, imponente, con un viso paffuto e gli occhi ridenti...non c'è clausura!
- Sa, sono di passaggio...è così bello qui...mi chiedevo se si può visitare...
- Entri, entri...sono la madre guardiana, è un piacere per noi!
Si ritrovò in un piccolo chiostro con altre piante e fiori, e poi, come chiamate da un muto segnale, scorse una nutrita frotta di suore con occhi gioiosi e sussurri nascosti che si disperse ad un tratto, in silenzio, all'arrivo della badessa, piccola, anziana, ma rapida nei movimenti e dallo sguardo curioso.
Dodici "ancelle del Signore", simili ad apostoli, in attesa.
Come un disciplinato stormo di rondini prima si accodarono, poi si divisero, per consentire alla rondine- madre di fare gli onori di casa.
- Ecco siamo qui, io sono Suor Maddalena, poi c'è Suor Filippa, la nostra guardiana, c'è suor Caterina che cura l'orto...e altri nomi con la specifica:” ognuno ha il suo compito!”
Lei respirava un odore dimenticato di pulito, di essenziale, quello che solo le suore possono ricreare, un ricordo d'infanzia sepolto chissà dove.
Fu invitata a dividere la cena, frugale frutto dei prodotti dell'orto.
Una cena deliziosa, con il gusto di sapori sconosciuti nell'atmosfera accogliente di una nuova convivialità, si poteva parlare, così ognuna delle sorelle ebbe modo di presentarsi, non come persona, lasciando a lei l'intuizione di età e caratteri, ma nella veste di "ancelle", tutte entusiaste delle loro mansioni che evidentemente svolgevano con responsabilità e vera passione...
Suor Margherita preparava infusi e liquori, suor Teresina era specialista di miele e biscotti, suor Camilla si occupava della cucina, suor Scolastica gestiva la biblioteca e le letture, suor Francisca confezionava marmellate e crostate...
Capì di trovarsi in un piccolo mondo autogestito, che si reggeva sulla vendita di squisiti prodotti, conosciuti nella zona e addirittura raccomandati da prestigiose guide turistiche.
A lei chiesero solo:- Vorrebbe fermarsi per la notte? Fra poco farà buio...
Perchè no? Non avrebbe sperato tanto e accettò con gioia.
Suor Serena, profittando del tramonto dorato la condusse nella visita di quel luogo senza tempo, sottovoce le mostrava gli alberi, le erbe, le arnie ronzanti, e poi i locali interni, dove, a dispetto delle grate, la luce permeava ogni cosa, insieme ai profumi, fusi in un perfetto bouquet!
Si accorse che non aveva avuto il tempo di pensare, era così piena di sensazioni che si ritrovò nella stanza che le avevano assegnato senza sapere come vi fosse giunta.
Si guardò intorno: un letto, un crocifisso, una piccola panca sul quale posare il suo bagaglio leggero,e la voce della badessa:- Ho dimenticato di dirle che qui non abbiamo il telefono, doveva avvertire qualcuno?
-No, mi avrebbero chiamato...
E lei: -Le hanno mostrato il pozzo? Sa qui vengono principalmente per quello...!
Il pozzo? Avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma aveva dentro una tale pace che non c'era posto per la curiosità.
D'altronde la suora con passo discreto si era già allontanata .
Pensò:- Domani, prima di ripartire chiederò del pozzo.
Cadde in un sonno profondo, senza sogni nè risvegli.
Al mattino fu raggiunta dal canto lontano delle ancelle, dolce, melodioso, ma pieno di passione.
Si preparò in fretta, per andare, ma dove? Sarebbe rimasta lì, ancora e ancora pur sapendolo impossibile.
Prima di andare via si ricordò del pozzo, chiese di vederlo (tutti andavano lì per quello!), suor Filippa che l'aveva accompagnata all'uscita la guardò con una luce divertita negli occhi: -Anche lei ha creduto alla storia del pozzo?
E' solo un trucco della badessa, dice che serve a ricordarci che c'è sempre, ovunque, qualcosa da scoprire.
Faccia buon viaggio!

mercoledì 6 gennaio 2010

Cara Befana...


Cara Befana, così iniziava la rituale "letterina" che scrivevamo con grande impegno, ogni anno, in un tempo, ahimè lontano, nel quale giocattoli e dolcetti si ricevevano solo in occasione di compleanni e festività.
La Befana rappresentava la nostra grande occasione di veder esauditi i desideri nascosti e di norma repressi, anche in virtù dei sacrifici fatti per compiacere l'attesa vecchina che, a detta della mamma, a ridosso del Natale era sempre presente e ,per giunta, prendeva nota di ogni nostro capriccio e negligenza.
Nella letterina c'erano le nostre richieste di un dono particolare, il più costoso, insieme ad una piccola rosa di alternative...
Il tono era umile e carezzevole, ma non privo di perentorie rivendicazioni relative a diritti ritenuti acquisiti.
La Befana si rivelava benigna e ognuno di noi (quattro) riceveva il regalo agognato. Il carbone, immmancabile, veniva fuori dalla "calza" frammisto ai dolcetti a ricordarci che qualche marachella era comunque stata annotata...si trattava, allora, di vero carbone: immangiabile!
Purtroppo con il trascorrere del tempo e la concorrenza di Babbo Natale la cara vecchietta è stata ridotta al rango di operatore ecologico che "tutte le feste spazza via" insieme alla magia dell'infanzia, lasciando dietro di sè un cumulo di giocattoli sofisticati da rottamare in breve tempo, e dolcetti di uso pressochè corrente, spesso persino dannoso.
E' un vero peccato che i bambini di oggi non abbiano conosciuto la nostra Befana, simbolo di attesa, speranza, desiderio!

Propongo ai miei amici una bella lettera indirizzata alla Befana da chi nella vecchina ancora crede:

"Cara Befana, noi anziani vorremmo..."
Rispetto per la persona, per la dignità dell'anziano non autosufficiente, per chi ha bisogno di assistenza e cura. Il presidente della Consulta ospiti e famigliari di Villa Parma approfitta della festa per stilare un elenco dei desideri degli anziani. Un promemoria per operatori, politica e società
di Raffaele Zinelli *


Cara Befana,
Santa Lucia e Babbo Natale se ne sono andati senza portarci i doni che ci avevano promesso. E sì non avevamo chiesto molto, noi per primi gli avevamo detto "mi raccomando, niente regali inutili", ma con la crisi che c'è alcune persone gli avranno consigliato di non buttar via i soldi per dei vecchi dimenticati. Ti preghiamo allora di consegnare a quelle persone con poco cuore, che anche tu conosci, questa lista con alcuni promemoria che le riguardano.

- Considerateci persone e non un carico di lavoro pesante.

- Accompagnateci in bagno quando ne abbiamo bisogno e ve lo chiediamo.

- Portateci all'aperto con la bella stagione o quando ne abbiamo la voglia.

- Non fateci vivere in ambienti anonimi e squallidi dove ci fate perdere l'identità.

- Veniteci a trovare anche se non abbiamo alcuna eredità da lasciarvi.

- Metteteci in posti facilmente raggiungibili a piedi o con mezzi pubblici dai nostri cari, spesso anche loro ammalati di vecchiaia.

- Non abbandonateci in posti dove non riceviamo le cure necessarie.

- Rispettate le leggi sulle barriere architettoniche e soprattutto applicatele.

- Non continuate a negarci quegli ausili che ci permetterebbero di vivere meglio.

- Aiutateci a mangiare e bere quando non siamo in grado di farlo da soli.

- Non obbligate i nostri parenti a firmare contribuzioni e garanzie illegali.

- Ricordatevi dei contributi che abbiamo pagato affinchè fossimo tutelati da vecchi.

- Usate strumenti meno dolorosi per controllare il nostro stato di salute, a volte la pelle ci fa male soltanto a sfiorarla e figuriamoci a forarla.

- Evitate di usare i cateteri per ridurre il vostro carico di lavoro più che per una nostra reale necessità.

- Non fateci diventare paralizzati cronici soltanto perchè non avete iniziato subito la riabilitazione.

- Evitate di trasferirci in modo forzato "dove c'è posto", lontano dai nostri parenti e amici abituali.

- Cambiateci i pannoloni per tempo e comunque quando ve lo domandiamo.

- Evitate di farci stare a letto inutilmente.

- Non fateci spogliare nudi da persone sempre diverse.

- Evitate di fare esperimenti su di noi soltanto perchè servono alla vostra ricerca.

- Rispettate le leggi che tutelano il nostro diritto alla salute come sapete sempre rispettare quelle che tagliano le prestazioni o che vi assegnano nuovi compensi.

- Non parlate o scrivete su di noi solo per convenienza politica o vendere qualche copia in più del giornale.

- Evitate di riempirci di tranquillanti più per vostro comodo che per il nostro bene.

- Non curateci con il contaminuti come se la malattia si curasse col microonde.

- Provate ad alleviare il nostro dolore anche se per voi "il problema non è questo".

- Non mandateci via dall'ospedale perchè costiamo troppo al servizio sanitario.

- Provate a spiegarci con gentilezza cosa avete intenzione di farci anche se per qualcuno di voi significa sprecare fiato.

- Non cercate di risparmiare sui costi togliendoci ciò di cui abbiamo bisogno.

- Proibite a quei camion puzzolenti che ci portano il mangiare di avvelenare i cibi e l'aria che respiriamo.

- Dateci del cibo più buono e non costringeteci a mangiare con la fionda.

- Evitate di farci restare al pronto soccorso per ore su quegli scomodi lettini e davanti agli sguardi curiosi di tutti.

- Non ingannateci con le belle promesse che nascondono a volte il contrario di quello che state dicendo.

- E non dimenticate di riempire le loro calze del solito carbone, bello nero e amaro mi raccomando, con quello non sbagli mai.

Gli ospiti del Comprensorio di Villa Parma

* Raffaele Zinelli - Consulta Ospiti e Famigliari di Villa Parma

(03 gennaio 2009)

Da Repubblica Parma.it