sabato 29 agosto 2009

L'arte d' "insabbiare"


EDITORIALE
Insabbiare
di EZIO MAURO da Repubblica.it

Non potendo rispondere, se non con la menzogna, Silvio Berlusconi ha deciso di portare in tribunale le dieci domande di Repubblica, per chiedere ai giudici di fermarle, in modo che non sia più possibile chiedergli conto di vicende che non ha mai saputo chiarire: insabbiando così - almeno in Italia - la pubblica vergogna di comportamenti privati che sono al centro di uno scandalo internazionale e lo perseguitano politicamente.

E' la prima volta, nella memoria di un Paese libero, che un uomo politico fa causa alle domande che gli vengono rivolte. Ed è la misura delle difficoltà e delle paure che popolano l'estate dell'uomo più potente d'Italia. La questione è semplice: poiché è incapace di dire la verità sul "ciarpame politico" che ha creato con le sue stesse mani e che da mesi lo circonda, il Capo del governo chiede alla magistratura di bloccare l'accertamento della verità, impedendo la libera attività giornalistica d'inchiesta, che ha prodotto quelle domande senza risposta.

In questa svolta c'è l'insofferenza per ogni controllo, per qualsiasi critica, per qualunque spazio giornalistico d'indagine che sfugga al dominio proprietario o all'intimidazione di un potere che si concepisce come assoluto, e inattaccabile. Berlusconi, nel suo atto giudiziario contro Repubblica vuole infatti colpire e impedire anche la citazione in Italia delle inchieste dei giornali stranieri, in modo che il Paese resti all'oscuro e sotto controllo. Ognuno vede quanto sia debole un potere che ha paura delle domande, e pensa che basti tenere al buio i concittadini per farla franca.

Tutto questo - la richiesta agli imprenditori di non fare pubblicità sul nostro giornale, l'accusa di eversione, l'attacco ai "delinquenti", la causa alle domande - da parte di un premier che è anche editore, e che usa ogni mezzo contro la libertà di stampa, nel silenzio generale. Altro che calunnie: ormai, dovrebbe essere l'Italia a sentirsi vilipesa dai comportamenti di quest'uomo.

(28 agosto 2009)

Da una rapida esplorazione sul web ho rilevato che la Stampa Estera si interroga con preoccupazione e sconcerto sulle ultime vicende del nostro Paese.
Ci si chiede perchè un giornale non possa formulare domande al Premier e si evidenzia che é il primo caso in cui, anzichè rispondere, si chiama in causa la Magistratura.
Ho altresì verificato che anche il mondo dei blogs risente fortemente del clima d'intimidazione in cui oggi viviamo.
Sono indignata e avvilita! e.b

giovedì 27 agosto 2009

Un po' di sano ottimismo di AnnaMaria Lepore

La mia assenza sul blog é stata determinata dalla resa del p.c. che ora, debitamente sostituito, mi consente di essere nuovamente con voi.
Vi propongo due segnalazioni di libri da parte di una persona a me cara, accanita lettrice come me.

UN PO’ DI SANO UMORISMO

"Sono ben due i libri che dalle vetrine del libraio assicurano genuino divertimento : “Zia Mame” (di Patrick Dennis, ed. Adelphi) e uc“Guida celli dell’Africa orientale” ( di Nicolas Drayson, ed.Piemme).
“Zia Mame” è quest’anno lo scoop estivo dell’Adelphi che, con una felice intuizione, ripropone un best-seller americano di mezzo secolo fa (da cui fu tratto anche un godibilissimo film) e incontra ancora il pieno gradimento dei lettori, a riprova del fatto che un libro indovinato sfida agevolmente il tempo rimanendo sempre di moda: è un elogio dell’eccentricità e dell’originalità al limite della stravaganza, che delinea con umorismo fine ma irresistibile un ritratto di donna allegramente anticonformista, la cui attività educativa tuttavia, (le viene affidato un nipotino rimasto orfano) risulta alla fine piena di saggezza intuitiva. E si ride spesso e volentieri leggendo questo libro, trascinati dalle vicende della protagonista che – esemplarmente americana – persino di fronte alla crisi del ’29 non si dà per vinta, e le inventa tutte per mantenere il suo eccentrico stile di vita e trasformarsi… rimanendo invariabilmente se stessa.
Pur con questi brevi cenni spero d’avervi invogliati a non negarvi il piacere di questa lettura assai vicina – nel tono – ad una commedia brillante e pertanto gradevolmente distensiva : il che non è poco in questi nostri tempi non proprio spensierati. Invece è dell’altro libro che vorrei parlarvi un po’ più diffusamente : “Guida agli uccelli dell’Africa orientale”. Mi guarderei bene, naturalmente, dal proporvi un trattato di ornitologia; si tratta invece di un delicato romanzo d’amore che deve il suo titolo all’essere ambientato in Kenia (Nairobi) tra cultori della ricchissima avifauna locale che – in questo caso – funge da “galeotto”.
I protagonisti di questa storia d’amore (lui – lei – l’altro) sono tutti attempatelli (ammettiamolo: oltre i cinquanta) ma non per questo meno inclini alla passione o meno desiderosi di concedersi ad essa : lei è una vivace signora che, pur in età non più verde, guida con infaticabile entusiasmo un drappello di appassionati in escursioni settimanali alla scoperta degli uccelli dell’Africa orientale ; lui, come lei non più giovane, è un signore onesto e cortese, un gentiluomo d’altri tempi come forse se ne è perso lo stampo, una rarità in questi nostri giorni in cui “troppo spesso si onorano i furbi e si deridono i giusti” (Michele Serra, La Repubblica) ; l’altro, un loro coetaneo, è invece un tipo un tantino spregiudicato e senza troppi scrupoli nell’architettare astuzie per ingraziarsi la signora e “soffiarla” al suo innamorato.
La vicenda si impernia su di una scommessa, della quale però la dama è all’oscuro: vincerà il diritto di entrare nelle sue grazie chi entro una settimana scoprirà il maggior numero di esemplari rari nell’avifauna locale. La scommessa, con tutto un suo spassoso cerimoniale di regole dal sapore ottocentesco, è resa possibile dall’ambiente compassato dell’esclusivo club cittadino nel quale i protagonisti maschili, e i gentiluomini del luogo, conducono amenamente molto del loro tempo discettando con grande serietà su argomenti del tutto campati in aria. E il divertimento, per il lettore, nasce proprio dal contrasto – sottilmente evidenziato dall’autore – tra la totale vacuità delle questioni dibattute e l’assoluta, contegnosa serietà con cui vengono affrontate, in un linguaggio forbito e con ampio periodare: alcune sono semplicemente esilaranti. In un clima siffatto, lui conduce sommessamente e vince la sua battaglia d’amore, e noi siamo tutti contenti di questo “lieto fine” che vede i buoni premiati, cosa che quasi mai succede nella realtà, dove la vita è bella per pochi mentre i più si immergono volentieri in favole che appaghino un bisogno diffuso di giocondità ma anche di giustizia.
Mentre con “Zia Mame” si ride, con questo libro si sorride, ma intanto si apprezzano volentieri la perizia psicologica con cui sono tratteggiati i personaggi, il tono finemente umoristico di una narrazione pur sostanziata di intima serietà, la tecnica dell’interruzione frequente delle vicende al fine di creare suspence, nonché l’accurata preparazione di atmosfere solenni intorno ad eventi…tutto sommato insignificanti! Ma soprattutto penso che non ci si debba lasciar sfuggire, in questo libro, lo sguardo indulgente e persino tollerante dell’autore che, sotto il velo dell’umorismo e talvolta della canzonatura, guarda sorridente al vario affaccendarsi degli esseri umani senza giudicarli anzi quasi compatendo fraterno la vanità dei loro affanni."
AnnaMaria Lepore

venerdì 14 agosto 2009

Omaggio alla bellezza


Anche quest'anno la mia pianta di Ibisco mi ha gratificato dei suoi fiori scarlatti, uno per ogni giorno...finchè i miei occhi distratti hanno smesso di registrare quel piccolo miracolo quotidiano.
Ci si può abituare alla Bellezza fino a non apprezzarla più? E' un pensiero che mi assilla, un dubbio che mi addolora.
Purtroppo siamo assediati da notizie terribili: disgrazie, disastri, ingiustizie, falsità, e poi corruzione, e delitti efferati che i media si affrettano a comunicare perchè si capisca che al male e al brutto non c'è rimedio.
I nostri cuori palpitano, tristi e impotenti, soffrono per la prospettiva di una vita poco attraente, per noi, per i nostri figli, per l'Umanità tutta.
La Bellezza della natura è però intorno a noi, è un'Oasi di pace alla quale possiamo e dobbiamo attingere.
Sul mio balcone fioriscono imperterrite le petunie:bianche, lilla, viola...hanno petali delicati che "bevono" i raggi impietosi del sole, resistono al vento e "urlano" al mondo la loro voglia di vivere.
Voglio condividere con le mie amiche più care i miei pensieri, e l'immagine delle mie petunie.

La petunia.

storia: E’ originaria del Brasile, dove cresce spontaneamente ai margini delle foreste. In Europa la petunia è giunta per merito del coraggio e dell’audacia dei botanici-esploratori, che si addentravano nelle foreste, rischiando la vita, per scoprire nuovi tipi e varietà di piante di cui ignoravano l’esistenza. La petunia riesce a produrre un gran numero di fiori e, proprio per questo, è il simbolo dell’amore che non si riesce a nascondere.

arte: Il nome deriva dal brasiliano "petun", con il quale viene indicato il tabacco, pianta appartenente alla stessa famiglia.
in giro per il mondo:In America la petunia viene chiamata con i nomi di "fiore degli Atzechi", "fiore dei Comanches" e "pianta dei Sioux".

nome botanico:Petunia
famiglia: Solanaceae

breve descrizione: Il genere comprende 40 specie di piante erbacce che sviluppano ampi cespugli, densamente ramificati, alti 25-60 cm, e che presentano spesso fusti prostrati o ricadenti; le foglie, di colore verde chiaro, sono ricoperte da una sottilissima peluria, al tatto risultano leggermente appiccicose, ed emanano un caratteristico profumo. I fiori, a corolla tubolare, sono solitari e sostenuti da peduncoli terminali o ascellari. Presentano tutta la gamma dei colori, dal bianco al rosa, dal viola al blu. La porzione tubolare della corolla è quasi diritta, mentre il suo margine si presenta largo e pentalobato. Esistono in commercio numerosissimi ibridi e cultivar, anche a fiori doppi o con corolle frastagliate o dall'aspetto stropicciato.
durata: Perenne, ma coltivata come annuale
periodo di fioritura:Molto abbondante, si protrae dalla metà della primavera alla metà dell'autunno
area di origine:Per lo più originarie dell'America Meridionale, in particolare del Brasile
clima:Temperato
uso: Le petunie sono note per la bellezza dei fiori, da coltivare in vaso o fioriera. Vengono, quindi, coltivate in giardino le cultivar a portamento eretto, e in vaso, sui terrazzi, le forme sia erette sia ricadenti.

giovedì 13 agosto 2009

Aung San Suu Kyi


San Suu Kyi: Una donna coraggiosa

E’ di ieri la sentenza di condanna a diciotto mesi di detenzione ai domiciliari per la “Signora” divenuta simbolo della resistenza birmana ad un regime che non ha in nessun conto i diritti umani, e nemmeno contempla la lontana ipotesi di cedere il paese ad un governo democraticamente eletto.
In prima istanza Aung Sang Suu Kyi era stata condannata a tre anni di carcere, ma la Giunta militare presieduta dal generalissimo
Than Shwe , che non si cura delle proteste interne e tantomeno di quelle internazionali, ha ritenuto che misure più compassionevoli sarebbero state sufficienti ad ottenere lo scopo prefissato di escludere, di fatto, la leader dell’opposizione dalle prossime elezioni.
I fatti che hanno portato alla sentenza sono noti.

Vale la pena di leggere il Reportage di Raimondo Bultrini sulla Birmania pubblicato da Repubblica martedì 11 agosto per comprendere i profondi mutamenti che ha subito il Myanmar(nome ufficiale della Birmania dall’89).
“ Molti sentono di essere stati abbandonati dallo Stato, per questo non escluderei la possibilità di una nuova protesta in occasione della condanna di un’icona popolare come Aung San Suu Kyi” come ci dice un ex monaco che dopo le rivolte di due anni fa ora fa la guida turistica.” Del resto, ben pochi, oltre ai soldati, oggi saprebbero come tenere in pugno il paese. Nemmeno la nostra Lady immagina più, se non per sentito dire, com’è fatta la sua Birmania: 800 kjatt al mercato per il riso, il salario di un giorno; 20.000 dollari per una macchina scassata, le file dei mendicanti, degli orfani e dei bambini di strada che bussano nei conventi per ricevere un po’ di educazione dai monaci, a loro volta sotto stretto controllo del regime.”
“Se la corrente elettrica viene razionata fino a 12 ore in tutte le città, e ancor di più in campagna, la rete dei cellulari funziona solo a tratti. Ma per ora è un problema per meno del 3% della popolazione.
Nel resto del paese è ancora pieno Medioevo.
Solo i tecnici cinesi, russi e indiani si sentono a casa, dentro auto scure attraversano le vaste arterie semideserte. Con i generali fissano il prezzo delle pietre, dell’uranio e del gas prodotto al largo di Sittwe.
Che siano risorse dell’intero popolo birmano è un dettaglio che non li riguarda.
Chi ha scelto di fare affari con la Giunta non vuole nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di un cambiamento. L’alternativa è una donna rimasta isolata per vent’anni tra casa e prigione.”

L’Onu e la Ue hanno chiesto subito il rilascio di San Suu Kyi, lo stesso ha fatto il presidente Usa Barack Obama chiedendone la liberazione immediata e incondizionata.
E’ di oggi la notizia che la Cina è determinata a “Rispettare la sovranità della Birmania”.
Per ora la Comunità internazionale resta muta, come San Suu Kyi che, ovviamente, non può far sentire la sua voce.

martedì 11 agosto 2009

Quadri della memoria di e.b.



Reparto Rianimazione

Non puoi sbagliare, una grande scritta te lo indica in modo impietoso, inequivocabile…
Il Pronto Soccorso è lì, accanto, nell’incoscio assorbi le parole con relativo significato e riesci a pensare, questione di attimi, che un Pronto Soccorso dà pur sempre una speranza mentre R- I- A –N- I- M- A- Z- I- O- N- E è una di quelle parole che ti frantumano il fiato.
Senza respiro ti catapulti all’interno, come se la Salvezza dipendesse dalla velocità dei tuoi passi.
Gli infermieri, che ti bloccano, hanno tutti la stessa faccia, e la stessa divisa verde.
La statura e la corporatura cambiano, ma l’espressione è assai simile, un miscuglio d’indifferenza e rassegnazione.
I medici hanno i camici bianchi, sono consapevoli del proprio ruolo e te lo comunicano guardandoti con uno sguardo da ciechi, si dissolvono in fretta, come apparizioni.
La prima volta non sai cosa aspettarti e nemmeno ci pensi, sai solo che lì il tuo AMORE sarà riportato in vita, altrimenti che senso avrebbe la Rianimazione?
Medici e infermieri diventano per te Angeli, tutti più vicini al Signore di quanto tu sia mai stato…con poteri infiniti, ai quali baceresti mani e piedi se te lo permettessero.
Poi ti ritrovi dietro una porta sbarrata insieme con altri che aspettano, come te, che all’orario stabilito si possa entrare, uno per volta e in tuta antisettica, per verificare con i tuoi occhi se “il miracolo” si è compiuto.
Entri e vedi una serie di letti, con corpi sdraiati e indifesi, collegati a macchine silenziose che emettono piccole luci, avvolti da una selva di tubicini.
- Dov’è il mio amore?
Ti muovi con passo leggero e il cuore che ti scoppia: hai paura, paura di non vederlo, poi è lì, e respira, ha gli occhi chiusi, ma cosa importa?
Gli parli col fiato che ti resta, gli dici di star tranquillo, chè va tutto bene, lo accarezzi sul viso con mano lieve e gli rinnovi il tuo amore con la promessa di stargli accanto sempre, gli dici che non ti permettono di trattenerti, ma sei fuori, appena accanto, anche quando non ti vede.
Ogni letto ha vicino un famigliare che sussurra e combatte con la voglia di piangere, ma ti sembrano avvolti dalla nebbia,in un silenzio irreale.
Ti allontani con il cuore in pezzi, desiderando di essere almeno un camice verde…un angelo autorizzato a restare.
Gli angeli, chiusi nel loro gabbiotto trasparente, ti lanciano un’occhiata distratta…picchietti sul vetro e li costringi a vederti. Uno si alza e tu gli chiedi l’elemosina di una parola che per te possa dire SPERANZA.
Vorresti aggiungere che anche il tuo cuore sta cessando di battere, ma non lo fai, ti allontani stringendo tra le mani il piccolo obolo che ti hanno elargito.
Fuori, nell’anticamera, ti ritrovi con chi ancora aspetta e tutti chiedono notizie, come se la salvezza di uno potesse assicurare la salvezza di tutti…
Pensi che tu gli altri, prima, nemmeno li hai visti e un po’ ti dispiace perché quelli che soffrono ora li vedi, sono tutti lì.
Scambi qualche parola del tipo, coraggio! Dobbiamo sperare…qui sono in buone mani! Parli per loro e per te, qualcuno ti ascolta, qualche altro piange in silenzio.
-A domani!
Di sorridere non hai nessuna voglia, ricominci a pregare.

venerdì 7 agosto 2009

Poesie di Paolina Messina


Ci sono giorni

Ci sono giorni
che lasciano il segno
come una sferza
sulla carne viva
e a lungo ne senti il bruciore
tra le pieghe del cuore
e senti addosso
il peso del mondo
che arranca trascinando
la sua millenaria storia
di ordinaria follia.

*****

I silenzi

Ci sono muri di ostinati silenzi
su cui si frantuma o rimbalza la parola
Sia essa coppa di fine cristallo
o macigno che rotola eA affonda
ogni palpito d'ali
E ci sono silenzi che urlano
e chiedono uno sguardo
una parola un gesto
che ti scansi dall'abisso
a chi ti ascolta e non sente
a chi ti guarda e non vede

****

A volte

A volte sento che di me
vive solo una piccola parte
Come qull'albero di limoni
che l'incendio dell'estate
ha quasi del tutto ingiallito
Ma tra le fronde secche
un ramo ancora verde
si ostina a non morire.

Le poesie sono tratte dalla silloge Tra frantumi di case

Non chiedetemi perchè queste tra tante, so dirvi solo che rileggendo l'opera ho trovato una parte di me.

domenica 2 agosto 2009

da : All'alba del Canto di Jolanda Catalano



C’è una carezza
nel vento della sera.
Una carezza dolce sul mio viso
che tento di fermare nelle ore
quando la trasparenza delle ombre
si fa misericordia sul mio dire.
E le pareti poi sanno di seta
al tocco immaginario delle dita
che accarezzando il vuoto
si ritraggono
all’illusorio azzurro che scompare.
C’è una carezza
nel vento della sera.
Un sogno acceso
che si fa parola.

Chi conosce le liriche di Jolanda Catalano non può dimenticarle...nè fare a meno di rileggerle. In ognuna emerge il suo sconfinato mondo interiore, la sua umanità profonda, priva di veli e infingimenti.
Pensare a Jolanda è per me una "carezza costante"...una voce che infiamma e lenisce con estrema dolcezza. Grazie, Jolanda!