sabato 30 maggio 2009

"Il quaderno" di José Saramago



E' di ieri la notizia che la casa editrice Einaudi non pubblicherà la traduzione italiana del prossimo libro di Saramago, autore presente con ben venti titoli nel catalogo della casa torinese.
Per chi non lo sapesse José Saramago è stato insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1998, però:1)nel libro citato lo scittore ha osato esprimere giudizi poco lusinghieri sul nostro premier;
2)la Einaudi é di proprietà di Berlusconi!
Editoria libera e indipendente?
Per quel che mi riguarda aggiungo un nominativo alla mia Bad list degli editori da cui stare alla larga...
La buona notizia è che "Il quaderno" uscirà a fine anno e sarà edito dalla Bollati Boringhieri. Attendo con ansia!

Per voi un testo di Saramago tratto dal sito http//caderno.josesaramago.org

Ogni giorno scompaiono specie animali e vegetali, lingue, mestieri. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Ogni giorno c’è una minoranza che ne sa di più e una minoranza che ne sa di meno. L’ignoranza si diffonde in maniera spaventosa. Abbiamo un problema gravissimo di redistribuzione della ricchezza. La ricerca ha raggiunto limiti diabolici. Le multinazionali dominano il mondo. Non so se sono le ombre o le immagini a nasconderci la realtà. Si può discutere su questo tema infinitamente, certo è che abbiamo perso la capacità critica per analizzare quel che succede nel mondo. Per questo sembra essere chiusi nella caverna di Platone. Abbiamo abbandonato la nostra responsabilità rispetto al pensare, all’agire. Ci siamo convertiti in esseri inerti senza la capacità di indignazione, di anticonformismo e di protesta che per tanti anni ci ha caratterizzati. Stiamo arrivando alla fine di una civilizzazione e non mi piace quella che si intravede. Il neo-liberismo, secondo me, è un nuovo totalitarismo travestito da democrazia, della quale non restano altro che le apparenze. Il centro commerciale è il simbolo di questo nuovo mondo. Ma c’è un altro piccolo mondo che scompare, quello delle piccole fabbriche e dell’artigianato. È ovvio che tutto sia destinato a morire, c’è gente però che, mentre vive, cerca di costruirsi la propria felicità, e loro sono eliminati. Perdono la battaglia per la sopravvivenza, non sopportano il vivere secondo le leggi del sistema. Vanno via come dei vinti, ma con la dignità intatta, semplicemente si ritirano perché non vogliono questo mondo.

mercoledì 27 maggio 2009

Parlo,ma poi mi correggo!



A Roma un degrado africano ma non è colpa di Alemanno
Repubblica — 26 maggio 2009

ROMA - Prima l' affondo, poi la precisazione. Com' è ormai abitudine del presidente del consiglio. Costretto a rettificare per iscritto un' intervista live, per evitare di litigare coni sindaci del suo partito. «Fa male al cuore girare per molte città italiane come Roma, Napoli o Palermo e vedere che per scritte sui muri e lordura nelle strade sembrano più città africane che europee», aveva detto al mattino parlando a Radio Radio. Una bocciatura senza precedenti. Che ha rischiato di aprire un contenzioso all' interno del centrodestra. Immediate dal Campidoglio sono partite le richieste di spiegazioni, arrivate nel corso di una telefonata con Palazzo Chigi. «Le parole del premier sono state equivocate, presto arriverà un chiarimento», annuncia all' ora di pranzo il sindaco della capitale. A certificarlo sarà poi un comunicato di Berlusconi: «Mai inteso attaccare Alemanno che sta svolgendo un eccellente lavoro su Roma per cercare di superare le pesanti eredità ricevute dalla sinistra». Smentita che tuttavia non è piaciuta all' alleato leghista, Roberto Castelli: «Mi corre l' obbligo di correggere il presidente del consiglio. Vi sono molti quartieri di Tunisi che sono più puliti di Roma». Più o meno quello che aveva sostenuto Berlusconi prima versione. «Vedo in questi giorni una massa di turisti davvero imponente. Mi permetto di suggerire però più cura del verde, più attenzione alla pulizia, provvedimenti per evitare i graffiti sui muri». Tutta roba che il premier non ha mai riscontrato altrove: «In città come Tokio e Pechino non c' è un mozzicone, una plastica, una carta, scritte sui muri» aveva insistito. «Anzi c' era una legge, cambiata qualche mese fa, con cui chi deturpava le strade veniva punito con delle nerbate. Non voglio arrivare a tanto, ma bisognerebbe recuperare la norma del codice penale che è caduta in disuso e che commina il carcere a chi rovina i centri storici». Un provvedimento che, punizioni corporali a parte, è stato subito invocato anche da Alemanno: «Serve un intervento legislativo contro i writers», ha detto il sindaco di Roma, scoprendosi disarmato nella lotta per il decoro come tutti i colleghi d' Italia.E se a Milano la Moratti ha firmato - ma con scarso successo- un' ordinanza per multare fino a 500 euro chiunque faccia «disegni, scritte, segni, imbrattamenti» su qualsiasi proprietà pubblica o privata, a Firenze è un lamento continuo sulla sporcizia del centro, spazzato solo una volta a settimana, mentre a Napoli è stata istituita una task-force di vigili specializzati in reati ambientali. Si è invece arresa Palermo, con contravvenzioni episodiche per chi getta l' immondizia fuori dai cassonetti. GIOVANNA VITALE

Ora io dico: quando si afferma pubblicamente qualcosa non è il caso di riflettere su quanto si esprime?
Perchè la "colpa" di un disservizio non è mai dell'Amministrazione in carica, ma sempre di quella precedente?
Perchè per dare l'immagine di un degrado si deve evocare l'Africa, che ha i problemi che ben conosciamo?
Per fortuna il premier non vuole arrivare alle "nerbate", semmai ipotizza il carcere per chi deturpa i centri storici...alle periferie chi ci pensa?
Infine: è vero che la Capitale è sporca, però prendersela prevalentemente con i writers...mi sembra proprio il massimo!

venerdì 22 maggio 2009

Istanti di Jorge Luis Borges


Istanti

Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita

nella prossima cercherei di fare più errori

non cercherei di essere tanto perfetto,

mi negherei di più,

sarei meno serio di quanto sono stato,

difatti prenderei pochissime cose sul serio.

Sarei meno igienico,

correrei più rischi,

farei più viaggi,

guarderei più tramonti,

salirei più montagne,

nuoterei più fiumi,

andrei in posti dove mai sono andato,

mangerei più gelati e meno fave,

avrei più problemi reali e meno immaginari.

Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente

e precisamente ogni minuto della sua vita;

certo che ho avuto momenti di gioia

ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.

Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,

solo di momenti, non ti perdere l'oggi.

Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,

una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute;

se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera

e continuerei così fino alla fine dell'autunno.

Farei più giri nella carrozzella,

guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,

se avessi un'altra volta la vita davanti.

Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.

Jorge Luis Borges


Lo so che è una poesia triste, ma mi fatto pensare...é vero, mi pare proprio che la vita "vera" sia fatta di istanti, istanti che non consideriamo, che sciupiamo in nome della prudenza, dell'abitudine, della pigrizia, della convenienza...
Poi arriva sempre il momento in cui ti coglie il rimpianto, insieme alla consapevolezza che indietro non si torna.
Nella sofferenza più che nella gioia a volte si comprende il valore del tempo.
Sto cominciando a far caso agli "istanti", non per godere come gli epicurei...semplicemente per non perdermi niente della vita.

martedì 19 maggio 2009

"Gli altri" tema della Fiera del Libro di Torino


"Gli altri" è il tema della Fiera del Libro di Torino.
David Grossman,uno dei massimi scrittori viventi, lo ha affrontato così:"Posso scrivere solo se riesco a farmi invadere dalla vita degli altri".
Il verbo "invadere", scelto da Grossman,è molto preciso e non è casuale. Descrive la difficoltà,la paura,la diffidenza, la fatica di ciascuno di noi: agli altri opponiamo una spiegabile, umana resistenza.Disturbano e mutano il fragile flusso delle nostre abitudini, a partire dagli altri a noi più prossimi.
L'altro è invadente per definizione, è non io, è non noi.
Ma lo scrittore spiega-e a questo servono gli scrittori- che non esiste narrazione,non esiste vita raccontabile, senza questa "invasione" che mette a repentaglio certezze, scatena ansia, ma schiude al mutamento, dunque al futuro, la nostra stessa vita.
Ascoltando Grossman ho capito che la politica, questo non è più capace di spiegarlo.
C'è una cattiva politica che è puro drenaggio della paura di massa, e su questa paura costruisce consenso e potere.
C'è una buona politica in sonno, ammutolita, zittita, che non riesce a dire che proprio dentro questa paura (esattamente dentro questa paura) abitano la conoscenza del mondo, e il coraggio di vivere.
da L'Amaca di Michele Serra
Repubblica del 17 maggio 2009

mercoledì 13 maggio 2009

Il coraggio dimenticato di Roberto Saviano

Ho scoperto, con orrore e sconcerto,da recenti sondaggi che la maggioranza degli italiani sono razzisti, che sono favorevoli al "respingimento" dei migranti che tentano di raggiungere il nostro paese via mare, anche a costo di rimetterci la vita.
Ho scoperto che finora i nostri governi sono stati "troppo buoni", ma che d'ora in poi bisogna essere intransigenti, perchè chi ha la pelle nera viene in Italia per delinquere e nel migliore dei casi solo per togliere il lavoro ai nostri lavoratori che, notoriamente, hanno la pelle bianca e sono onesti fino al midollo...
Insomma la campagna sulla "sicurezza" sta producendo ottimi frutti!
Riporto uno stralcio dell'articolo di Saviano che mi sembra degno di riflessione.

"Basta leggere le inchieste per capire come arrivano i boss stranieri in Italia. Arrivano in aereo da Lagos o da Leopoli. Dalla Nigeria, dall'Ucraina dalla Bielorussia. Le inchieste più importanti come quella denominata Linus e fatta dai pm Giovanni Conzo e Paolo Itri della Procura di Napoli sulla mafia nigeriana dimostrano che i narcos nigeriani non arrivano sui barconi ma per aereo. Persino i disperati che per pagarsi un viaggio e avere liquidità appena atterrano trasportano in pancia ovuli di coca. Anche loro non arrivano sui barconi. Mai.
Quando si generalizza, si fa il favore delle mafie. Loro vivono di questa generalizzazione. Vogliono essere gli unici partner. Se tutti gli immigrati diventano criminali, le bande criminali riusciranno a sentirsi come i loro rappresentanti e non ci sarà documento o arrivo che non sia gestito da loro. La mafia ucraina monopolizza il mercato delle badanti e degli operai edili, i nigeriani della prostituzione e della distribuzione della coca, i bulgari dell'eroina, i furti di auto di romeni e moldavi. Ma questi sono una parte minuscola delle loro comunità e sono allevate dalla criminalità italiana.

Avere un atteggiamento di chiusura e criminalizzazione aiuta le organizzazioni mafiose perché si costringe ogni migrante a relazionarsi alle mafie se da loro soltanto dipendono i documenti, le abitazioni, persino gli annunci sui giornali e l'assistenza legale. E non si tratta di interpretare il ruolo delle "anime belle", come direbbe qualcuno, ma di analizzare come le mafie italiane sfruttino ogni debolezza delle comunità migranti. Meno queste vengono protette dallo Stato, più divengono a loro disposizione. Il paese in cui è bello riconoscersi - insegna Altiero Spinelli padre del pensiero europeo - è quello fatto di comportamenti non di monumenti. Io so che quella parte d'Italia che si è in questi anni comportata capendo e accogliendo, è quella parte che vede nei migranti nuove speranze e nuove forze per cambiare ciò che qui non siamo riusciti a mutare. L'Italia in cui è bello riconoscersi e che porta in sé la memoria delle persecuzioni dei propri migranti e non permetterà che questo riaccada sulla propria terra."
2009 by Roberto Saviano.

Published by arrangement with Roberto Santachiara Literary Agency
da Repubblica.it 13 maggio 2009

domenica 10 maggio 2009

Festa della mamma 2009


Proviamo a fare gli auguri alla mamma di questo bimbo, ovunque sia...